mercoledì 17 aprile 2019

CADUTE E ANZIANI: NON SONO SOLO PAROLE


Secondo una recente revisione sistematica, pubblicata dalla Cochrane risulta che la miglior strategia disponibile per contenere il rischio di cadute sia la prevenzione. Dobbiamo pensare che circa il 25% degli anziani >70 anni è vittima di cadute almeno una volta all’anno (50% per i > 80 anni). Non è un dato "isolato" perchè dobbiamo pensare che dopo una prima caduta, il rischio di ulteriori eventi traumatici cresce tanto che nei 60 giorni successivi a una caduta, circa il 10% di questi pazienti si presenta nuovamente in ospedale per un altro evento traumatico.


Interessante anche capire dove cadono gli anziani: il 48% avviene fuori casa mentre dentro casa gli ambienti a maggior rischio sono la cucina (25%), la camera da letto (22%), le scale interne ed esterne (20%) e il bagno (13%). Mentre nel grafico sotto stante ecco cosa può portare "a cadere":


Anche se i soggetti over 65 anni vengono generalmente individuati come potenzialmente a rischio caduta, è altrettanto vero che molti godono di un'ottima salute e proprio per questo è doveroso individuare chi è effettivamente a rischio di caduta. E per fare questo si posso usare sia delle scale di valutazione che dei test funzionali. 

Scala Tinetti (non in ambito ospedaliero) precisa nel prevedere e prevenire il rischio di cadute, fattore fondamentale per evitare ospedalizzazioni e allettamenti, specialmente nel paziente anziano e un valido strumento clinico quantitativo capace di identificare i soggetti più a rischio di caduta associando un punteggio oggettivo a una prestazione motoria soggettiva.
Scala Stratify (in ambito ospedaliero) composta da 5 fattori che concorrono ad esprimere il rischio di cadere del paziente e quasi tutte le singole variabili vengono raccolte intervistando l’infermiere a cui è assegnato il paziente (primary nurse). 
Scala di Conley (in ambito ospedaliero) composta da 6 fattori: i primi tre sono raccolti dal rilevatore intervistando direttamente il paziente o i familiari o l’infermiere a cui è assegnato il paziente, mentre i rimanenti tre sono rilevati mediante osservazione diretta. 

Per quanto riguarda invece i test funzionali possiamo utilizzare il "Timed Up And Go Test": misurare il tempo che una persona impiega per alzarsi da una sedia, camminare tre metri, girarsi e camminare nuovamente verso la sedia per poi sedersi nuovamente. Un tempo di svolgimento superiore o uguale ai 12 secondi indica che il soggetto è verosimilmente a rischio di future cadute.

Timed Up And Go Test

Nel "Times Sit-to-Stand Test" il soggetto in esame deve alzarsi e sedersi a braccia conserte per 5 volte da una sedia alta circa 40 centimetri. Nel frattempo si cronometra il tempo impiegato e il cronometro viene fermato quando il paziente raggiunge la stazione eretta per la quinta volta. Un tempo superiore ai 15 secondi permette di identificare individui potenzialmente a rischio di caduta.
Times Sit-to-Stand Test
https://www.medicalfacts.it/2019/03/21/cadute-negli-anziani-come-individuare-i-soggetti-a-rischio/

Ma quindi test e numeri di una scala mi dicono con esattezza chi cadrà? Assolutamente no. Tutto deve essere visto come parte iniziale e integrante di uno screening più ampio, finalizzato a individuare persone a rischio ma anche l'ambiente in cui la persona vive. L'ambiente domestico è indubbiamente un posto a cui prestare molta attenzione: gradini poco visibili, tappeti non fissati al pavimento, scarsa illuminazione, mobili poco stabili o dislocati in posizioni d’intralcio. Sta al professionista sanitario (infermiere o fisioterapista) individuare precocemente soggetti a rischio per prevenire piuttosto che curare.

Fonte e bibliografia: clicca qui

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